CHI E’ DISPOSTO A MORIRE PER L’EUROPA? – parte seconda

Fine febbraio 2024.

Due anni fa Vladimir Putin, dopo l’annessione della Crimea del 2014, invadeva l’Ucraina con l’obbiettivo di conquistarla in pochi giorni.

Come sappiamo non è andata così, ma la situazione attuale non è proprio delle migliori. La controffensiva ucraina del 2023 non ha raggiunto i suoi obbiettivi, gli Stati uniti d’America non stanno inviando soldi ed armi all’Ucraina, servono missili antiaerei , l’Europa non ha abbastanza munizioni da fornire, e i soldati ucraini stanno facendo fatica a contenere l’esercito russo. E muoiono anche per noi.

Vladimir Putin se ne frega della sua opinione pubblica e di quella internazionale, e continua ad eliminare i suoi avversari politici; l’ultimo Alexei Navalny.

Molti abitanti dell’Europa non si interessano di quello che sta accadendo in Ucraina e/o si sono “stancati” di sostenerla.Molti vogliono la pace. Ma i dittatori come Putin si siedono al tavolo di trattative solo se sono costretti a farlo e Putin capisce SOLO il linguaggio delle armi. Se ha fatto morire Navalny vuol dire che ora si sente forte e non è certo questo il momento per sedersi a trattare.

Se non continueremo a sostenere l’Ucraina, Putin si sentirà invincibile, e avrà la tentazione di attaccare altre nazioni europee, come l’Estonia o la Lettonia, che confinano con la Russia ed hanno fatto parte, come l’Ucraina, dell’Unione sovietica.

E chi è disposto ad andare a combattere per la difesa dell’Europa? A parole tutti si schierano a favore della libertà, ma la LIBERTA’ non è GRATIS. Bisogna sempre pagare un prezzo per la libertà.

Se non vogliamo vedere i carri armati russi in piazza San Pietro a Roma, ci dobbiamo dare una svegliata. E brutto morire in guerra? Certamente.Ci eravamo illusi per 75 anni di vivere nel paese dei Puffi ; nel 2022 Vladimir Putin ci ha riportati nel mondo reale, dove le guerre non sono mai finite.

I giovani russi, con le buone o con le cattive, vanno a morire per la loro patria. E i giovani europei?

E’ bello sentirsi europei quando la UE ci finanzia i programmi Erasmus o ci manda i soldi del PNRR, ma siamo disposti a combattere per la libertà, come hanno fatto i nostri padri o i nostri nonni? Il mondo è sempre più pieno di dittature, la democrazia è in ritirata in tutto il mondo e quello che sembrava conquistato e consolidato in realtà non lo è affatto.

Nel frattempo, i repubblicani USA guidati da Donald Trump, pur di fare un dispetto a Joe Biden e di non consentirgli successi nella guerra in Ucraina, stanno facendo ostruzionismo alla concessione di nuovi finanziamenti alla martoriata Ucraina. Questo minerà per sempre la credibilità strategica degli Stati uniti d’America e nessuna nazione potrà più sentirsi sicura sotto “ l’ombrello protettivo” USA. E’ il solito tema: quello del marito, che per fare dispetto alla moglie, si taglia i suoi organi riproduttivi.La sempre più probabile rielezione di Donald Trump alla presidenza USA sarà la classica vittoria di Pirro; Trump potrà portare a compimento le vendette che matura da quattro anni, ma si ritroverà una nazione azzoppata, a dispetto del suo programma MAGA (Make America great again).

Mentre Vladimir Putin si frega le mani e incoraggia la campagna elettorale di Donald Trump, il suo amico e sodale Xi Jinping, capo assoluto della PRC (People’s republic of China) non ha granché da festeggiare, al di là dei suoi proclami su un futuro “ad alta qualità” per la sua nazione.

La PRC attraversa una congiuntura sfavorevole: la nazione non si è mai ripresa dai danni dell’epidemia Covid-19, che in PRC è stata molto violenta. E, danno su danno, Il PCC (Partito comunista cinese) ha pensato di contrastare i danni all’economia attraverso una sua maggiore presenza nella società e nella economia nazionale.Xi Jinping sta limitando la libertà imprenditoriale, riportando le aziende e il sistema finanziario sotto il suo controllo. Il “socialismo con caratteristiche cinesi” sta andando a rotoli , e con esso la già scarsa credibilità cinese su mercati trasparenti ed efficienti.

L’Europa, come sempre negli ultimi decenni, resta un gigante economico, un nano politico ed un verme militare.

Anche senza la Gran Bretagna, l’Unione europea resta pur sempre una potenza industriale ed una realtà con 450 milioni di abitanti. La Germania, una volta leader indiscussa a livello continentale, risulta essere entrata in recessione; il suo leader Scholz non sembra dotato di alcun carisma e questo favorisce le diatribe all’interno dell’affollato consesso europeo; vale sempre il famoso proverbio “quando son troppi galli a cantare, non si fa mai giorno”.

Emmanuel Macron alza la testa e prova lui a prendere la guida delle nazioni europee, ma con scarsi risultati. Il suo mandato è in scadenza, la sua credibilità è in ribasso e molto probabilmente verrà sostituito prossimamente da Marine Le Pen.

L’Ungheria è sempre più filo-russa e non si capisce cosa stiamo aspettando a cacciare Viktor Orban dalla Unione europea; certamente sarebbe uno scossone, ma forse farebbe del bene, e aiuterebbe a modificare i criteri decisionali europei, ancora legati ad una obsoleta unanimità.

Come già sottolineato da molti, il 2024 sarà un anno di importanti scadenze elettorali.

A Taiwan si è già votato, poi sarà la volta della nazione più popolosa al mondo, l’India. Narendra Modi si appresta a riscuotere un altro successo elettorale, sulla scia di un nazionalismo populista che ormai sembra essere la principale tendenza in tutto il mondo; e, come la storia insegna, il nazionalismo non porta bene, e alla lunga porta alla guerra.

Poi sarà la volta del rinnovo del Parlamento europeo e della sua Commissione. Vinceranno le destre?

Ad oggi sembra di si. In Germania il partito Alternative fur Deutschland sembra essere il secondo partito (tra il 20 ed il 30% dei consensi), in Italia la destra è già al potere, in Francia lo sarà tra breve, in Spagna la destra è sempre forte. Anche nei paesi dell’est Europa il nazionalismo populista sembra riscuotere forti consensi. La crisi economica mondiale, agevolata dalla fine del consumismo e dalle guerre in corso, agevola le destre, che aizzano le popolazioni impoverite ed impaurite contro presunte invasioni migratorie.

E, “dulcis in fundo”, a novembre 2024 scopriremo chi sarà il nuovo presidente degli Stati uniti d’America. Salvo improbabili sconvolgimenti, Donald Trump si appresta a ricoprire nuovamente quella poltrona; porterà la sua nazione ed il mondo a passi spediti verso la catastrofe?

La situazione generale non è delle migliori; la terza guerra mondiale (sempre meno a pezzi) prosegue inesorabile nel suo cammino. Il 7 ottobre 2023 si è aperto il nuovo fronte di Gaza, mentre le guerre nei paesi vicini (Siria, Iraq, Yemen) non si sono mai spente.

Ormai siamo al confronto tra Oriente (Cina PRC, Russia, Corea del nord, Iran) contro Occidente (Unione europea, Nord America, Giappone, Corea del sud).

L’Oriente cerca di portare a sé il cosiddetto “Sud globale”, che comprende le nazioni BRICS, il sud America e l’Africa. Ci riuscirà? Russi e cinesi aizzano il “sud globale”, ricordando il passato colonialista ed il presente neo-colonialista dell’Occidente. Ma è come il bue che dice “cornuto” all’asino: Russia e Cina PRC hanno lo stesso e identico atteggiamento neo-coloniale ed imperiale dell’Occidente, solo più camuffato.

Sarebbe bello poter spostare l’orologio al 31 dicembre 2024 e puntare ad un 2025 migliore. Per un motivo o per un altro, il 2024 verrà ricordato nei futuri libri di storia.

Se ci sarà ancora una storia…………………………..

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