IL NUOVO ORDINE MONDIALE

Il 23 ottobre 2023 la rete televisiva RAI3 ha trasmesso la puntata del programma “Presa diretta”, intitolata “L’economia della guerra”.

La troupe televisiva è andata in Russia, per mostrarci che le sanzioni occidentali, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, hanno prodotto pochi effetti sulla vita dei russi, soprattutto per quelli che vivono a Mosca.

E’ stato intervistato Lanfranco Cirillo, “l’architetto di Putin”, che ha costruito ville per gli oligarchi russi e da 30 anni vive e lavora in Russia. Ci ha messi di fronte alla dura realtà del XXI secolo: il “golden billion”, cioè il miliardo di persone che rappresenta “l’Occidente” (USA e Canada + Europa + Giappone e Sud Corea) non comanda più il mondo.

Sempre “Presa diretta” è stato all’ultimo vertice dei BRICS, quello recente in Sud Africa. Il reportage di quel vertice ci fa toccare con mano che un nuovo ordine mondiale si sta affacciando prepotentemente sullo scenario internazionale. BRICS è l’aconimo che raggruppa Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa. Dal 1 gennaio 2024 altre nazioni si aggiungeranno a questo primo gruppo ed altre aspettano di entrare.

Per farla breve, la Cina PRC (People’s republic of China) di Xi Jinping sta creando intorno a sé un’alleanza di nazioni che la aiuteranno nella contrapposizione, per ora solo economica, al “golden billion” di cui sopra. E’ evidente che questa alleanza parte già con diverse contraddizioni, come la conflittualità tra India e Cina PRC, essendo l’India la nazione più popolosa al mondo (ha superato recentemente Cina PRC) e che sta velocemente scalando le classifiche mondiali in termini di PIL.

E anche il fatto che nei BRICS ci siano diverse dittature (pardon, ora si dice “autocrazie”, è più elegante….) non aiuta: ognuno è nazionalista (pardon, ora si dice “sovranista”) a casa propria e il nazionalismo mal si concilia con la cooperazione con altri stati.

Ma le nazioni BRICS saranno quelle che determineranno il ruolo sempre più marginale dell’Occidente.

L’Europa è un continente in declino. Declino demografico prima di tutto, ma anche declino geopolitico. Molti hanno detto che l’Europa è un gigante economico, ma un nano politico. Le rivalità fra le varie nazioni UE non aiutano ad incidere a livello globale.

Gli Stati uniti d’America sono giunti al termine del loro ciclo imperiale. Il prossimo anno, salvo cambiamenti “last minute”, vedremo contrapporsi, per le elezioni presidenziali, un uomo anziano dalla camminata e dalla salute malferma (Joe Biden) contro un pericoloso estremista che ha già tentato di sovvertire la democrazia statunitense (Donald Trump). Comunque andrà a finire, salvo colpi di scena, gli USA verranno immancabilmente a perdere la loro autorevolezza come prima potenza mondiale.

E se gli USA non faranno più paura, allora varie nazioni si sentiranno autorizzate a colpi di mano nei confronti dei loro vicini.

La guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina nel febbraio 2022 in realtà era già partita nel 2014 (Crimea e Donbas); ma Vladimir Putin ha dato il colpo di acceleratore dopo la vergognosa fuga delle truppe occidentali dall’Afghanistan, nell’agosto del 2021. La Russia ha pensato che l’Occidente fosse così indebolito da non reagire di fronte all’invasione dell’Ucraina. Sappiamo invece cosa è accaduto dopo.

Da poche settimane è scoppiato il bubbone in Israele.

Ora i fronti con cui gli USA si devono confrontare diventano due. Non dimentichiamo che la Russia è presente in Siria da più di 10 anni, che la Russia è alleata dell’Iran, che è alleato di Hamas. Vladimir Putin si frega le mani. Di Ucraina non si parla quasi più da tre settimane.

Dietro la Russia c’è la Cina PRC. La Russia è diventata, come sostengono gli analisti internazionali, una nazione vassalla di Xi Jinping. Anche se la Russia possiede 6000 testate nucleari (la Cina 600), la Cina PRC ha una popolazione ed un PIL 10 volte quelli russi.

La Cina PRC non sta comunque attraversando un buon momento. Dalla crisi “Lehman brothers” del 2007-2008, le esportazioni cinesi sono diminuite e per compensare le mancate esportazioni i cinesi hanno cercato di spingere il mercato interno. Ne è scaturita una bolla immobiliare (l’edilizia è sempre utilizzata per gonfiare l’economia) che sta scoppiando adesso. Inoltre Xi Jinping sta facendo tornare la Cina PRC trent’anni indietro, ribadendo il ruolo guida del Partito comunista cinese e mettendo in riga i miliardari (come Jack Ma) che hanno fatto grande la loro nazione; peccato che l’economia la facciano crescere gli imprenditori, e se fai la guerra agli imprenditori allora ti dai la zappa sui piedi.

E se la Cina PRC rallenta, non c’è nulla da festeggiare. Intanto viene a mancare una delle locomotive del mondo. E poi, da tempi immemorabili, quando una nazione autoritaria si trova in crisi, il dittatore di turno trova spesso e volentieri una guerra da scatenare, per distogliere la propria opinione pubblica dai veri problemi.

Così è successo nel 1982, quando i dittatori argentini scatenarono la guerra delle isole Falkland-Malvinas , per tentare di conquistare quatto isolotti dell’Atlantico meridionale di proprietà inglese, ma rivendicati dall’Argentina. Guerra durata poche settimane con più di 1000 soldati argentini morti (e qualche decina inglese) e la ovvia e scontata vittoria della Gran Bretagna.

Di conseguenza, se la Cina PRC è in crisi, dobbiamo tutti preoccuparci seriamente, perché la tentazione di Xi Jinping potrebbe essere quella di dare il via all’invasione di Taiwan, per, come si dice a Roma, “buttarla in caciara”.

Ma sarebbe una “caciara” devastante, con il conflitto definitivo tra USA e PRC (e l’inevitabile coinvolgimento del Giappone e di altre nazioni).

E allora, che fare?

In qualità di europeo, mi verrebbe da dire “ noi europei dobbiamo alzare la voce” e “dobbiamo intervenire pesantemente nel confronto globale”.

Ma è difficile da realizzare, per una Europa invecchiata e divisa al suo interno. Ogni nazione va per conto suo.

Quello che possiamo sicuramente fare è USCIRE DAL NEO-COLONIALISMO e mettere definitivamente fine a secoli di sfruttamento del sud del mondo.

Dal XV secolo abbiamo iniziato a importare schiavi dall’Africa, prima in Europa, poi verso il Nuovo mondo “scoperto” nel 1492 da Cristobal Colòn (o Cristoforo Colombo). Colòn: nomen omen.

Dopo aver sterminato i nativi americani (con le spade e i fucili prima, e con le malattie che abbiamo portato laggiù, dopo) mancava la manodopera per i campi di cotone nel nord America e per i campi di caffé, cacao e canna da zucchero nel centro e sud America. E allora milioni di schiavi sono stati deportati dall’Africa occidentale all’altra parte dell’Oceano Atlantico.

Abbiamo depredato le nazioni africane dei loro minerali e delle loro ricchezze agricole.

Ora il sud del mondo si è stancato.

Ma se il Sud Africa si affida a Russia e Cina PRC, rischia di avere sgradite sorprese. Russia e Cina PRC NON fanno beneficenza. In ogni caso il rancore verso l’Occidente, accumulato in secoli di dominazione coloniale, è una ottima carta da giocare per chi vuole comandare nei BRICS.

La presidente del consiglio italiana, Giorgia Meloni, da un anno ci parla di un fantomatico “Piano Mattei”, che dovrebbe servire per aiutare l’Africa “con una logica NON predatoria”. Sarà vero?

Prendiamo atto del nuovo ordine mondiale che si sta realizzando e agiamo di conseguenza.

Se invece vogliamo mettere la testa sotto la sabbia e andare avanti con i paraocchi, avremo un sacco di sgradite sorprese. E la Terza guerra mondiale sarà sempre più vicina.

LA TERZA GUERRA MONDIALE A PEZZI

Qualche anno fa Papa Bergoglio aveva parlato di “terza guerra mondiale a pezzi”, per ricordarci che il mondo è perennemente in fiamme ed i conflitti che sembrano locali fanno in realtà parte di un disegno globale.

A febbraio 2022, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, tutto ciò è apparso più chiaro.

Dal 7 ottobre 2023, con l’attacco di Hamas al sud Israele, la “terza guerra mondiale a pezzi” è ormai una certezza.

Purtroppo non siamo mai usciti dalla “guerra fredda” (che non è stata per nulla “fredda”), che era un proseguimento della seconda guerra mondiale, la quale a sua volta era un proseguimento della prima.

  1. Molti hanno dimenticato che tra il 1950 e il 1953 USA e PRC (Repubblica popolare cinese) si sono scontrati in Corea del nord
  2. Molti hanno dimenticato la guerra del Vietnam, che ha impegnato per venti anni (1955-1975) gli USA in Indocina
  3. Molti hanno dimenticato le invasioni sovietiche in Ungheria e Cecoslovacchia
  4. Molti hanno dimenticato le guerre in Afghanistan, prima da parte dell’URSS e poi da parte degli USA
  5. Molti hanno dimenticato le due “guerre del golfo”, USA contro Irak, la prima nel 1991 e la seconda nel 2003. Prima ancora iraniani ed irakeni si erano massacrati per 8 anni (dal 1980 al 1988).
  6. Molti hanno dimenticato le feroci guerre seguite al disfacimento della Jugoslavia, che hanno opposto per tutti gli anni ’90 (e oltre) la Serbia contro Croazia, Bosnia e ultimo il Kosovo. Il Kosovo è ancora oggi a forte rischio, in quanto non riconosciuto dalla Serbia
  7. Molti hanno dimenticato le guerre che insanguinano l’Africa da decenni
  8. Molti hanno dimenticato che per trent’anni il sud America è stato teatro di guerre civili e feroci dittature anticomuniste

E la lista potrebbe continuare. Come si fa a chiamare “guerra fredda” un conflitto mondiale che ha causato milioni di morti, probabilmente ancora più morti rispetto a quelli della seconda guerra mondiale?

Quali sono le nazioni coinvolte nella “terza guerra mondiale a pezzi”?

Da una parte le nazioni “liberal-democratiche” (il cosiddetto “Occidente”), con in testa gli Stati uniti d’America, seguite dalle nazioni europee, poi Canada, Australia e Nuova Zelanda, insieme a Corea del sud e Giappone.

Liberal-democratiche significa che in queste nazioni vige la democrazia, i cittadini possono esprimersi, possono votare, possono partecipare alla vita politica e sociale. L’economia è di tipo capitalistico, dove si pratica spesso il liberismo economico e la cultura è cosiddetta “liberale”.

Da un’altra parte ci sono le nazioni comuniste o post-comuniste, principalmente la Repubblica popolare cinese (PRC) e la Russia, e/o dittature di altro genere come la repubblica islamica dell’Iran.

Russia e Cina stanno cercando di coalizzare intorno a loro un largo fronte anti-occidentale e pare ci stiano riuscendo, in particolare dopo il successo del summit dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) tenutosi recentemente in Sud Africa. L’India è divenuta la nazione più popolosa al mondo (1,5 miliardi di persone) e sta rapidamente scalando le classifiche del PIL mondiale.

In mezzo ci sono tutti gli altri stati. E aumentano le “potenze regionali”, come Turchia, Arabia saudita, Iran, Brasile, che vogliono il loro posto nel mondo.

Il terzo decennio del XXI secolo si presenta denso di incognite. Il modello economico che ha consentito una impetuosa crescita per 80 anni non funziona più, per il semplice motivo che i mercati sono stati saturati.

Nel senso che l’Occidente era quello che comprava e la sua classe media alimentava il “boom economico” consumista.

Varie crisi economiche si sono succedute dal crollo del Muro di Berlino (1990-1991 prima guerra del golfo ; 2000 bolla delle dot.com; 2007-2008 mutui subprime-Lehman Brothers; 2020-2022 Covid19 + guerra ucraina ) che hanno ulteriormente ridotto la redditività delle piccole e medie imprese (le grosse hanno continuato e continuano a fare profitti).

La classe media si è fortemente impoverita in tutto l’Occidente, mentre la classe media emergente (in Cina e India in primis) non riesce a compensare .

Il consumismo è morto ma non lo hanno detto al telegiornale. Il modello basato sullo sfruttamento sistematico delle risorse naturali e delle risorse umane del sud del mondo (a beneficio del nord del mondo) ha esaurito la sua “spinta propulsiva”. Ma non si riesce (o non si vuole) ricercare un modello alternativo.

E il mondo affronta di anno in anno sempre più tensioni geopolitiche, sempre più guerre per l’accaparramento delle sempre più scarse risorse naturali, il tutto aggravato dal riscaldamento globale, che gli alfieri del liberismo economico continuano a negare o a sottodimensionare.

Il riscaldamento globale determina l’aumento delle migrazioni, di popolazioni che scappano da miseria, da desertificazioni e siccità e/o alluvioni (come in Pakistan e Bangladesh), da guerre, da feroci dittature.

I massacri perpetrati dai fanatici di Hamas nei giorni scorsi (7-8 ottobre 2023, sud Israele) fanno pensare. Dopo l’orrore, subentrano altre considerazioni.

Centinaia di giovani sono stati uccisi mentre partecipavano ad un “rave party” nel deserto, a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza. Come è stato possibile che lo stato israeliano abbia consentito una manifestazione così imponente a pochi passi da quella che molti definiscono una prigione a cielo aperto? Due milioni e passa di persone compressi in pochi chilometri quadrati e con l’esercito israeliano assente.

Questi giovani occidentali dove pensavano di stare? Nel giardino dell’Eden? Molti occidentali NON si rendono conto di dove vivono e di cosa accade nel mondo.

Come quelli che vanno in vacanza nel Mar Rosso, a Sharm el-Sheick o Marsa Alam, quando a pochi chilometri c’è la guerra civile in Sudan e nello Yemen e di fronte a loro c’è il Sinai, la Striscia di Gaza e tutto quello che ne consegue.

Viviamo in un mondo di pazzi sconsiderati, che poi si stupiscono di quello che succede.

La guerra fa parte della natura umana. La guerra esiste da quando le prime tribù di neanderthaliani si massacravano per ottenere la caverna migliore e/o per conquistare la mandria più ricca.

Da migliaia di anni gli esseri umani si ammazzano fra di loro, per conquistare un territorio. Qualche imbecille ha pensato che l’Europa fosse diventata, dopo il 1945, un’oasi di pace, mentre tutto intorno il mondo, nel frattempo, era messo a ferro e fuoco.

Le guerre, purtroppo, non favoriscono i commerci internazionali e fanno aumentare i prezzi delle materie prime. Ce ne siamo accorti lo scorso anno e ce ne stiamo accorgendo ora. L’aumento dei prezzi delle materie prime (favorito dalla speculazione, c’è sempre qualcuno che si arricchisce sulle disgrazie altrui) favorisce l’inflazione e rallenta ulteriormente l’economia; mette a dura prova i bilanci statali, in particolare delle nazioni, come l’Italia, già fortemente indebitate.

L’acqua del lago si abbassa, ed emergono gli scogli, per cui bisogna muoversi con molta attenzione.

In Italia l’unico governante che sta con i piedi per terra è il ministro Giorgetti, che recentemente ha avuto anche il coraggio di ricordarci a quanto ammonta il debito pubblico italiano: pochi giorni fa era di circa 2850 miliardi di Euro, ma esso aumenta di settimana in settimana, avendo da pagare lo Stato italiano circa 90-100 miliardi di Euro l’anno di interessi passivi sul debito.

L’acqua del lago si abbassa, la gente sbatte sugli scogli e si fa male, comincia a tirare fuori i coltelli. L’abbassamento del tenore di vita fa esacerbare gli animi.

Se avessimo pianificato trent’anni fa un atterraggio “morbido” dell’economia mondiale, riducendo lo sfruttamento neo-coloniale e redistribuendo la ricchezza del nord del mondo verso il sud del mondo, ora avremmo tre miliardi di “consumatori” in più (quelli che ora sopravvivono con due dollari al giorno), l’economia girerebbe molto meglio e ci sarebbero meno tensioni e conflitti.

Invece non abbiamo voluto affrontare i problemi, non abbiamo voluto vedere la sofferenza del mondo, sofferenza che spesso viene abilmente sfruttata da tutti i terroristi di ogni inclinazione politica o religiosa, per fare proseliti e per portare ulteriore altra sofferenza nel mondo.

Ieri l’Ucraina, oggi Israele, domani Taiwan e l’estremo Oriente. La “Terza guerra mondiale a pezzi” avanza inesorabile. Cosa possiamo fare? Intanto prendiamo coscienza di quanto scritto qui sopra e modifichiamo i nostri stili di vita.

Il consumismo è morto, non si può crescere all’infinito in un mondo finito (e sovraffollato). Da 50 anni in tanti ci ricordano che non esiste un PIANETA B.

Elon Musk vuole portarci tutti su Marte, ma a fare cosa? Un pianeta inabitabile, con una tenue atmosfera di anidride carbonica, temperature che scendono a -140°C, tempeste di sabbia e poca o nulla acqua. Elon Musk vuole andare su Marte e morire lì. Ok, affari suoi, ma lui non potrà risolvere i nostri problemi.

Cerchiamo di salvare la nostra casa, il pianeta Terra. La Terra esisterà ancora per qualche miliardo di anni, fino a quando il Sole non avrà esaurito il suo carburante. La specie umana si estinguerà molto prima, ma cerchiamo di non farla estinguere entro il XXI secolo.