Nel settimanale Internazionale numero 1436, del 19-25 novembre 2021, a pagina 96, c’è un articolo di Howard W. French, “Il mondo moderno ha le radici in Africa”. L’articolo era stato pubblicato originariamente su The Guardian il 12 ottobre 2021 ; di seguito il link
L’articolo è un adattamento del libro
Born in Blackness: Africa, Africans, and the Making of the Modern World, 1471 to the Second World War, by Howard W French, published by WW Norton & Co and available at guardianbookshop.com
Per chi ha tempo e voglia, è disponibile online una intervista all’autore in merito al suo libro (in inglese) https://www.youtube.com/watch?v=Hh7oyy8W86g
L’articolo ci parla di fatti che dovrebbero far riscrivere i manuali di storia e non solo.
La poderosa crescita economica , e successivamente anche artistica e culturale, dell’Europa del Rinascimento è dovuta, come ricostruito dall’autore dell’articolo , a quanto fecero i portoghesi nella seconda metà del XV secolo. Allora il Portogallo era un piccolo regno, schiacciato e pressato dalla confinante Spagna. L’Europa in quel periodo era ancora nel tardo Medioevo e forse vi sarebbe rimasta ancora per lungo tempo.
I portoghesi cercavano fortuna rivolgendosi all’Africa occidentale, facilmente raggiungibile navigando sotto costa verso sud. Trovarono l’oro nel Ghana, nel Benin. Scoprirono l’isola di Sao Tomé, all’epoca disabitata, e cominciarono a coltivare la canna da zucchero, iniziando ad utilizzare gli schiavi africani.
In pochi anni lo zucchero diventò un prodotto prezioso quanto l’oro; pare che il suo utilizzo nella dieta europea contribuì a migliorare il tenore di vita e portò nuove energie ai suoi abitanti.
La Spagna non stava a guardare e combatté contro il Portogallo per accaparrarsi le nuove ricchezze. Cristoforo Colombo stesso,, aveva navigato in questi stessi territori esplorati dai portoghesi ed imparò a conoscere i venti e le insidie dell’Oceano Atlantico prima di attraversarlo.
Cristoforo Colombo ricevette proprio dalla penisola iberica le risorse per affrontare il suo viaggio verso le “Indie occidentali”. Ma erano risorse intrise del sudore e del sangue degli schiavi africani.
Portoghesi e spagnoli non si facevano scrupoli di catturare gli abitanti delle coste dell’Africa occidentale per farli lavorare nelle piantagioni; quando non riuscivano a catturarli, li compravano dai vari re o imperatori africani, che vendevano agli europei i loro nemici delle popolazioni vicine.
E’ poco o per nulla noto, ma pare che il 10% della popolazione urbana delle principali città dell’Europa occidentale del XVI secolo era composto da schiavi. Era iniziata la tratta degli schiavi, una vergogna per l’umanità, in particolare per gli europei.
Cristoforo Colombo sbarcava nelle isole caraibiche e “scopriva” l’ America; pochi anni dopo i portoghesi, partendo dall’isola equatoriale africana di Sao Tomé “scoprivano“ il Brasile. Nel contempo anche i francesi e gli inglesi seguivano a ruota, occupando altre isole caraibiche e conquistando il nord America. Come noto, le popolazioni dei nativi americani vennero sterminate con le armi o a seguito delle malattie portate dagli europei.
Le nuove immense terre americane vennero coltivate con canna da zucchero, tabacco, caffè, cacao, cotone. La manodopera era costituita dagli schiavi prelevati a forza dall’Africa occidentale. Milioni di persone, molte delle quali morivano già durante il tragitto dall’Africa all’America, in condizioni disumane. Molti altri morivano a seguito delle terribili condizioni di vita e di lavoro a cui venivano sottoposti.
Gli spagnoli portarono in Europa oro, argento ed altri metalli, prelevati dalle miniere del Messico, del centro e del sud America.
L’Europa, fino al XV secolo era un continente che viveva ancora in condizioni miserevoli, nei decenni e secoli successivi conobbe una potente crescita, in Italia conosciuta come Rinascimento.
Ma noi europei abbiamo rimosso che questa ricchezza è stata ottenuta dallo sterminio dei nativi americani e dallo sfruttamento e successivo sterminio degli schiavi africani.
Tutta quella ricchezza ha poi generato il dispiegamento di arte , cultura e ricerca scientifica. Senza questa ricchezza non ci sarebbero stati probabilmente Galileo Galilei, Isaac Newton, l’Illuminismo.
Anche la rivoluzione industriale, partita nel XVIII secolo dall’Inghilterra, forse sarebbe partita più tardi o forse non sarebbe mai partita.
Howard W. French sostiene che la potenza dell’Europa, dispiegatasi nel XVIII e XIX secolo non nacque dall’imprenditoria e dalla cultura protestante, dal metodo scientifico, dai valori democratici o giudaico-cristiani; nacque dalla sofferenza degli africani.
Tre secoli dopo la prima traversata dell’Atlantico da parte di Cristoforo Colombo, le rivoluzioni francese ed americana hanno dato inizio a due secoli di violenti scontri tra le potenze europee e, successivamente, tra le potenze mondiali, fino ad arrivare alla Seconda guerra mondiale.
Il XIX secolo si è caratterizzato per le conquiste coloniali da parte di Gran Bretagna, Francia, Olanda e Belgio. L’Italia nel corso del XX secolo cerca anch’essa un posto tra le grandi nazioni e conquista Libia, Etiopia, Eritrea e Somalia.
Nella seconda metà del XX secolo la lotta per l’indipendenza di molte nazioni asiatiche ed africane costrinse l’Europa a rivedere le sue politiche di egemonia, anche perché la nazione più potente era diventata quella statunitense, che a sua volta si confrontava con l’Unione sovietica.
Ma il colonialismo, proseguito ininterrottamente per quasi 500 anni, dal 1950 in poi assume un’altra forma, quella del neo-colonialismo, presente ancora oggi. Mentre prima le nazioni del sud del mondo erano direttamente assoggettate dalle nazioni europee e dovevano fornire materie prime e manodopera gratuita (gli schiavi), con il neo-colonialismo l’Europa, gli USA (seguiti poi da Russia, Repubblica popolare cinese ed altre medie potenze) proseguono lo sfruttamento delle popolazioni, formalmente indipendenti, stringendo accordi con le oligarchie locali: i proventi derivanti dalle miniere e dalle coltivazioni agricole intensive vengono spartiti tra di loro; alle popolazioni locali arriva poco o nulla.
Ancora esprimiamo sorpresa e stupore sulla miseria dei popoli africani? Quasi sei secoli di espropriazione e violenza hanno stremato l’Africa.
In Europa abbiamo rimosso tutto questo. Invece di provare vergogna per quanto accaduto, ci stiamo fortificando e stiamo erigendo muri e fili spinati.
Non ci sono facili ricette per affrontare la Grande migrazione dall’Africa e dall’Asia. Non dobbiamo essere buoni (accogliamoli sempre e comunque tutti quanti a braccia aperte) o cattivi (blocco navale nel Mediterraneo centrale, muri e blocchi di ogni tipo e sorta). Dobbiamo essere realisti. Dobbiamo essere umani.
Una strada è quella dei corridoi umanitari, portata avanti da Comunità di Sant’Egidio insieme ai Protestanti ed Evangelici italiani. Invece di far affogare i migranti nel mare, si creano dei centri di accoglienza sulle sponde del Mediterraneo, facendo partire coloro che hanno diritto all’asilo. Anche i cosiddetti “migranti economici” hanno diritto alla vita e a non morire nel mare o congelati in montagna.
Ma occorre soprattutto agire a monte. Aiutiamoli a casa loro, come si diceva anni fa. MA VERAMENTE.
E per aiutarli a casa loro, dobbiamo smettere di sguinzagliare le multinazionali che estraggono petrolio, gas e minerali preziosi dall’Africa o sfruttano le sempre più scarse risorse agricole con le monoculture, come caffè, cacao, cotone e canna da zucchero.
E così difficile da capire? Certo che è difficile da capire: smettendo di sfruttare gli africani (e non solo) aumenterebbero i costi ed i prezzi delle materie prime e dei prodotti agricoli (cosa che peraltro sta comunque accadendo anche in questi giorni) e verrebbe a mancare manodopera a basso costo.
Si chiama capitalismo. A tutt’oggi non abbiamo ancora trovato una valida alternativa al sistema economico attuale, anche alla luce del fallimento dell’Unione Sovietica e del sistema economico cinese tutt’altro che trasparente ed assai contraddittorio.
Ma se nemmeno ci poniamo il problema e continuiamo a comportarci come sempre, anche dopo la pandemia Covid-19, non ci sono speranze. L’era del consumismo è finita, ma non interessa a (quasi) nessuno. Business as usual. Andiamo avanti.
Abbiamo spolpato le risorse naturali di mezzo mondo, abbiamo spolpato le risorse umane riducendo in schiavitù e semi-schiavitù centinaia di milioni di persone, il clima è impazzito, i ghiacciai montani e polari si stanno sciogliendo, ma non interessa (quasi) a nessuno, salvo darsi una verniciata di verde (greenwashing); dopo la COP26 di Glasgow siamo diventati tutti “sostenibili” .
Speriamo che i giovani di oggi, che sono gli adulti di domani, comprendano che devono combattere per non morire. La salvezza dell’Africa è la salvezza del mondo.
Fine novembre 2021. I titoli dei media di questi giorni, parlano solo della variante “omicron” del Sars-CoV- 2. Ci siamo disinteressati di vaccinare 1 miliardo di africani, il virus ha circolato in Africa , ha prodotto varianti e ora ci ritorna in casa più aggressivo di prima.
Complimenti per la scelta!!