UNA STORIA DI ESPROPRIAZIONE E DI VIOLENZA

Nel settimanale Internazionale numero 1436, del 19-25 novembre 2021, a pagina 96, c’è un articolo di Howard W. French, “Il mondo moderno ha le radici in Africa”. L’articolo era stato pubblicato originariamente su The Guardian il 12 ottobre 2021 ; di seguito il link

https://www.theguardian.com/news/2021/oct/12/africa-slaves-erased-from-history-modern-world?CMP=Share_iOSApp_Other

L’articolo è un adattamento del libro

Born in Blackness: Africa, Africans, and the Making of the Modern World, 1471 to the Second World War, by Howard W French, published by WW Norton & Co and available at guardianbookshop.com

Per chi ha tempo e voglia, è disponibile online una intervista all’autore in merito al suo libro (in inglese) https://www.youtube.com/watch?v=Hh7oyy8W86g

L’articolo ci parla di fatti che dovrebbero far riscrivere i manuali di storia e non solo.

La poderosa crescita economica , e successivamente anche artistica e culturale, dell’Europa del Rinascimento è dovuta, come ricostruito dall’autore dell’articolo , a quanto fecero i portoghesi nella seconda metà del XV secolo. Allora il Portogallo era un piccolo regno, schiacciato e pressato dalla confinante Spagna. L’Europa in quel periodo era ancora nel tardo Medioevo e forse vi sarebbe rimasta ancora per lungo tempo.

I portoghesi cercavano fortuna rivolgendosi all’Africa occidentale, facilmente raggiungibile navigando sotto costa verso sud. Trovarono l’oro nel Ghana, nel Benin. Scoprirono l’isola di Sao Tomé, all’epoca disabitata, e cominciarono a coltivare la canna da zucchero, iniziando ad utilizzare gli schiavi africani.

In pochi anni lo zucchero diventò un prodotto prezioso quanto l’oro; pare che il suo utilizzo nella dieta europea contribuì a migliorare il tenore di vita e portò nuove energie ai suoi abitanti.

La Spagna non stava a guardare e combatté contro il Portogallo per accaparrarsi le nuove ricchezze. Cristoforo Colombo stesso,, aveva navigato in questi stessi territori esplorati dai portoghesi ed imparò a conoscere i venti e le insidie dell’Oceano Atlantico prima di attraversarlo.

Cristoforo Colombo ricevette proprio dalla penisola iberica le risorse per affrontare il suo viaggio verso le “Indie occidentali”. Ma erano risorse intrise del sudore e del sangue degli schiavi africani.

Portoghesi e spagnoli non si facevano scrupoli di catturare gli abitanti delle coste dell’Africa occidentale per farli lavorare nelle piantagioni; quando non riuscivano a catturarli, li compravano dai vari re o imperatori africani, che vendevano agli europei i loro nemici delle popolazioni vicine.

E’ poco o per nulla noto, ma pare che il 10% della popolazione urbana delle principali città dell’Europa occidentale del XVI secolo era composto da schiavi. Era iniziata la tratta degli schiavi, una vergogna per l’umanità, in particolare per gli europei.

Cristoforo Colombo sbarcava nelle isole caraibiche e “scopriva” l’ America; pochi anni dopo i portoghesi, partendo dall’isola equatoriale africana di Sao Tomé “scoprivano“ il Brasile. Nel contempo anche i francesi e gli inglesi seguivano a ruota, occupando altre isole caraibiche e conquistando il nord America. Come noto, le popolazioni dei nativi americani vennero sterminate con le armi o a seguito delle malattie portate dagli europei.

Le nuove immense terre americane vennero coltivate con canna da zucchero, tabacco, caffè, cacao, cotone. La manodopera era costituita dagli schiavi prelevati a forza dall’Africa occidentale. Milioni di persone, molte delle quali morivano già durante il tragitto dall’Africa all’America, in condizioni disumane. Molti altri morivano a seguito delle terribili condizioni di vita e di lavoro a cui venivano sottoposti.

Gli spagnoli portarono in Europa oro, argento ed altri metalli, prelevati dalle miniere del Messico, del centro e del sud America.

L’Europa, fino al XV secolo era un continente che viveva ancora in condizioni miserevoli, nei decenni e secoli successivi conobbe una potente crescita, in Italia conosciuta come Rinascimento.

Ma noi europei abbiamo rimosso che questa ricchezza è stata ottenuta dallo sterminio dei nativi americani e dallo sfruttamento e successivo sterminio degli schiavi africani.

Tutta quella ricchezza ha poi generato il dispiegamento di arte , cultura e ricerca scientifica. Senza questa ricchezza non ci sarebbero stati probabilmente Galileo Galilei, Isaac Newton, l’Illuminismo.

Anche la rivoluzione industriale, partita nel XVIII secolo dall’Inghilterra, forse sarebbe partita più tardi o forse non sarebbe mai partita.

Howard W. French sostiene che la potenza dell’Europa, dispiegatasi nel XVIII e XIX secolo non nacque dall’imprenditoria e dalla cultura protestante, dal metodo scientifico, dai valori democratici o giudaico-cristiani; nacque dalla sofferenza degli africani.

Tre secoli dopo la prima traversata dell’Atlantico da parte di Cristoforo Colombo, le rivoluzioni francese ed americana hanno dato inizio a due secoli di violenti scontri tra le potenze europee e, successivamente, tra le potenze mondiali, fino ad arrivare alla Seconda guerra mondiale.

Il XIX secolo si è caratterizzato per le conquiste coloniali da parte di Gran Bretagna, Francia, Olanda e Belgio. L’Italia nel corso del XX secolo cerca anch’essa un posto tra le grandi nazioni e conquista Libia, Etiopia, Eritrea e Somalia.

Nella seconda metà del XX secolo la lotta per l’indipendenza di molte nazioni asiatiche ed africane costrinse l’Europa a rivedere le sue politiche di egemonia, anche perché la nazione più potente era diventata quella statunitense, che a sua volta si confrontava con l’Unione sovietica.

Ma il colonialismo, proseguito ininterrottamente per quasi 500 anni, dal 1950 in poi assume un’altra forma, quella del neo-colonialismo, presente ancora oggi. Mentre prima le nazioni del sud del mondo erano direttamente assoggettate dalle nazioni europee e dovevano fornire materie prime e manodopera gratuita (gli schiavi), con il neo-colonialismo l’Europa, gli USA (seguiti poi da Russia, Repubblica popolare cinese ed altre medie potenze) proseguono lo sfruttamento delle popolazioni, formalmente indipendenti, stringendo accordi con le oligarchie locali: i proventi derivanti dalle miniere e dalle coltivazioni agricole intensive vengono spartiti tra di loro; alle popolazioni locali arriva poco o nulla.

Ancora esprimiamo sorpresa e stupore sulla miseria dei popoli africani? Quasi sei secoli di espropriazione e violenza hanno stremato l’Africa.

In Europa abbiamo rimosso tutto questo. Invece di provare vergogna per quanto accaduto, ci stiamo fortificando e stiamo erigendo muri e fili spinati.

Non ci sono facili ricette per affrontare la Grande migrazione dall’Africa e dall’Asia. Non dobbiamo essere buoni (accogliamoli sempre e comunque tutti quanti a braccia aperte) o cattivi (blocco navale nel Mediterraneo centrale, muri e blocchi di ogni tipo e sorta). Dobbiamo essere realisti. Dobbiamo essere umani.

Una strada è quella dei corridoi umanitari, portata avanti da Comunità di Sant’Egidio insieme ai Protestanti ed Evangelici italiani. Invece di far affogare i migranti nel mare, si creano dei centri di accoglienza sulle sponde del Mediterraneo, facendo partire coloro che hanno diritto all’asilo. Anche i cosiddetti “migranti economici” hanno diritto alla vita e a non morire nel mare o congelati in montagna.

Ma occorre soprattutto agire a monte. Aiutiamoli a casa loro, come si diceva anni fa. MA VERAMENTE.

E per aiutarli a casa loro, dobbiamo smettere di sguinzagliare le multinazionali che estraggono petrolio, gas e minerali preziosi dall’Africa o sfruttano le sempre più scarse risorse agricole con le monoculture, come caffè, cacao, cotone e canna da zucchero.

E così difficile da capire? Certo che è difficile da capire: smettendo di sfruttare gli africani (e non solo) aumenterebbero i costi ed i prezzi delle materie prime e dei prodotti agricoli (cosa che peraltro sta comunque accadendo anche in questi giorni) e verrebbe a mancare manodopera a basso costo.

Si chiama capitalismo. A tutt’oggi non abbiamo ancora trovato una valida alternativa al sistema economico attuale, anche alla luce del fallimento dell’Unione Sovietica e del sistema economico cinese tutt’altro che trasparente ed assai contraddittorio.

Ma se nemmeno ci poniamo il problema e continuiamo a comportarci come sempre, anche dopo la pandemia Covid-19, non ci sono speranze. L’era del consumismo è finita, ma non interessa a (quasi) nessuno. Business as usual. Andiamo avanti.

Abbiamo spolpato le risorse naturali di mezzo mondo, abbiamo spolpato le risorse umane riducendo in schiavitù e semi-schiavitù centinaia di milioni di persone, il clima è impazzito, i ghiacciai montani e polari si stanno sciogliendo, ma non interessa (quasi) a nessuno, salvo darsi una verniciata di verde (greenwashing); dopo la COP26 di Glasgow siamo diventati tutti “sostenibili” .

Speriamo che i giovani di oggi, che sono gli adulti di domani, comprendano che devono combattere per non morire. La salvezza dell’Africa è la salvezza del mondo.

Fine novembre 2021. I titoli dei media di questi giorni, parlano solo della variante “omicron” del Sars-CoV- 2. Ci siamo disinteressati di vaccinare 1 miliardo di africani, il virus ha circolato in Africa , ha prodotto varianti e ora ci ritorna in casa più aggressivo di prima.

Complimenti per la scelta!!

ECOPROGETTAZIONE

Si è conclusa da pochi giorni la COP26 (la 26esima “conferenza delle parti” dell’ONU sui cambiamenti climatici) di Glasgow. Come noto,  e come facilmente prevedibile, questa conferenza si è conclusa con il classico accordo al ribasso, laddove India e Cina non  intendono abbattere l’estrazione e l’uso del carbone nemmeno entro il 2060, ma semplicemente “ridurre” l’uso del carbone.

Idem per gli altri combustibili fossili;  e  dalla combustione del petrolio e del gas NON si ricava aria pura di montagna, ma CO2, ossidi di azoto e di zolfo e altri composti poco raccomandabili per la salute umana e della nostra atmosfera.

I cosiddetti PVS (paesi in via di sviluppo) non intendono farsi carico di 200 e passa anni di crescita industriale ed economica svolte in modo dissennato dalla prima rivoluzione industriale in poi. Ed in parte hanno ragione. Dicono: voi paesi ricchi avete inquinato per secoli e adesso noi dovremmo ridurre le emissioni climalteranti?

L’Unione europea da decenni sta dando il buon esempio dal punto di vista ambientale, con regolamenti sempre più stringenti;  ma l’UE è un gigante economico ed un nano politico e quindi contiamo poco a livello internazionale.

Gli USA , la PRC ( Repubblica popolare cinese), la Russia,  il Canada, l’Australia, il Sud Africa, le altre nazioni sviluppate e produttrici di carbone e altri combustibili fossili, devono fare di più.

Se vogliamo salvare la specie umana dall’estinzione (dopo siccità, alluvioni, cataclismi e conseguenti guerre) dobbiamo al più presto modificare l’economia mondiale.

  1. dobbiamo riequilibrare la ricchezza mondiale, ponendo fine allo sfruttamento coloniale e neocoloniale, da parte del nord  del mondo nei confronti del sud del mondo
  2. dobbiamo porre definitivamente fine all’era del consumismo; essa ha esplicato il massimo delle sue prestazioni nel periodo 1950-2000 (in Italia  il “boom economico” tra il 1955 ed il 1970). Basta con lo spreco e con l”usa e getta”, non ce lo possiamo più permettere
  3. per porre fine all’era del consumismo dobbiamo ripensare i modelli culturali, riflettere sulle aspettative della popolazione, rivedere il marketing, che impone modelli di consumo che stanno esaurendo le risorse naturali e umane
  4. occorre riprogettare i prodotti , affinché essi siano più durevoli, più riparabili, meno bisognosi di materie prime e facilmente smaltibili
  5. occorre riprogettare le nostre città, riprogettare le modalità di lavoro, incentivando il lavoro da remoto e riducendo gli spostamenti inutili
  6. la mobilità deve privilegiare il trasporto pubblico; il trasporto privato deve avvenire soprattutto attraverso il car sharing ed il car pooling, con veicoli a basse emissioni
  7. occorre applicare le 4R dei rifiuti: Ridurre i  rifiuti, Riutilizzare i prodotti, Riciclare ove possibile e Recuperare energeticamente quello che rimane
  8. molto altro resta da fare:   eliminare tutti gli sprechi

Fino a qualche anno fa era in corso un acceso dibattito sul ciclo di vita dei prodotti e dei servizi. Si ragionava sull’ECOPROGETTAZIONE. Significa ripensare e riprogettare oggetti, prodotti  e beni industriali al fine di far loro consumare meno energia, meno materiali, renderli più durevoli, più facilmente smontabili, riparabili e riciclabili.

Fino a 50 anni fa erano  i prodotti tedeschi (come le radio, le automobili o le lavabiancheria), campioni di affidabilità e di durata. Così come la robuste autovetture svedesi.

Ormai la globalizzazione ha omologato tutti i prodotti, 80% dei quali sono fabbricati in Asia. Omologati verso il basso e costruiti per durare il meno possibile.

Questo è il consumismo.    Uno dei principali riti del consumismo si manifesta  nel SUPERMERCATO.

Ora non voglio gettare discredito sul mondo della GD/DO (grande distribuzione – distribuzione organizzata): a tutti fa piacere andare in un grande magazzino e trovare un grande assortimento di prodotti, molti dei quali in offerta.  E dobbiamo avere rispetto per i commercianti che gestiscono con sacrificio i super/ipermercati, per il loro personale, per  gli addetti alla distribuzione come camionisti, facchini, magazzinieri e per tutto il mondo della logistica.

Mondo della logistica quasi sempre  in grande competizione, competizione che si manifesta in orari massacranti e sfruttamento della manodopera, soprattutto attraverso le false cooperative.   Così come la ricerca spasmodica del prezzo basso all’acquirente finale costringe gli agricoltori a vendere a prezzi bassissimi e a pagare poco i braccianti che raccolgono i prodotti della terra. In una catena infinita di sofferenze e di dolore.

Il supermercato è il regno del consumismo. Merce assortita, in grande quantità “con tante luci e con  tanti colori “(recitava la canzone “Come è bella la città”, cantata da Giorgio Gaber), sembra di essere in mondo fatato. Tutta quella merce che aspetta solo di essere acquistata. Merce spesso  portata  a casa  senza un reale bisogno. Bisogni e desideri, qui si gioca tutta la faccenda, ma si entra in un campo sterminato, filosofico e sociologico.

Nessuno auspica una vita spartana, tornando indietro di 100 o  1000 anni, nei famosi “bei tempi andati”. Non ci sono mai stati  i bei tempi andati, belli per certi versi ma molto più poveri di oggi.

Dobbiamo assolutamente diventare “acquirenti critici e consapevoli”. Dobbiamo  eliminare dal nostro  vocabolario la parola “consumatore”: la nostra casa comune non ha quasi più nulla da consumare.

Mario Draghi parlava, anni fa, con riferimento al debito pubblico italiano,  di debito buono e debito cattivo. Il debito buono è quello fatto per gli investimenti produttivi, quelli che migliorano le infrastrutture e  la qualità della vita dei cittadini. Il debito cattivo è quello che serve per pagare le spese correnti, per pagare gli sprechi, le ruberie, le corruttele.

Allo stesso modo dobbiamo combattere l’economia cattiva, quella fatta di sprechi, di consumi inutili, di rifiuti non riciclati, di soldi spesi per riparare i danni dalle alluvioni.

L’economia buona è quella che serve per i beni primari, per i beni durevoli, per migliorare la qualità della vita delle persone. Ma anche qua si entra in un campo sterminato: chi decide che cosa è buono e che cosa è cattivo per l’essere umano?

Al di là degli aspetti filosofici, antropologici e sociologici, dobbiamo TUTTI affrontare questi argomenti. Noi cittadini dobbiamo assumere atteggiamenti e comportamenti più responsabili, la classe dirigente ed i nostri governanti devono dare il buon esempio, in un mutuo scambio che porti ad un circolo virtuoso.

Dobbiamo privilegiare l’essere piuttosto che l’avere. Utilizzare più che possedere. Rivalutare i beni comuni. Da soli non ci salveremo.  Serve l’apporto di tutti.

LA SICUREZZA DEGLI APPROVVIGIONAMENTI ENERGETICI

LA SICUREZZA DEGLI APPROVVIGIONAMENTI ENERGETICI

Autunno 2021 . Che tristezza.

Dopo 20 anni dobbiamo parlare nuovamente dello stesso argomento. 20 anni trascorsi invano.

All’epoca l’Unione europea sbandierava uno dei pilastri della sua strategia a breve-medio-lungo termine: la sicurezza degli approvvigionamenti energetici.

Già negli anni ’70 dello scorso secolo si era capito che era indispensabile una diversificazione delle fonti energetiche, a seguito dello “shock petrolifero” dovuto ai conflitti arabo-israeliani che aveva fatto schizzare alle stelle i prezzi di gas e petrolio.

Poi la crisi di inizio millennio (tutt’ora perdurante) tra Russia ed Ucraina, aveva rischiato di farci passare un inverno al gelo.

Dopo un terribile 2020 passato appresso alla pandemia Covid-19, l’economia è ripartita e con essa sono ripartiti gli aumenti delle materie prime, tra cui i combustibili fossili, complice anche il fatto che in Europa abbiamo esaurito le scorte.

Pochi giorni fa Ursula Von der Leyen, capo della Commissione UE, ci ha detto che, per i prossimi anni dobbiamo continuare (e/o spingere) ad utilizzare l’energia nucleare da fissione ed il gas metano, come “transizione” alle energie rinnovabili.

In Italia abbiamo molti “promotori” dell’energia nucleare da fissione, a cominciare da Enrico “Chicco” Testa, che da ex-dirigente di Legambiente no-nuke, dopo varie capriole e tripli salti mortali, passando per la presidenza ENEL, è diventato un fervente sostenitore del nucleare da fissione.

Recentemente, al folto gruppo si è unito il ministro della “transizione” ecologica Cingolani ed ancora più recentemente, dalle pagine del mensile “Economy” di ottobre 2021, anche Franco Tatò, ex-dirigente Olivetti, ENEL e di molte altre attività imprenditoriali.

Tutti ripetono lo stesso ritornello: l’energia nucleare da fissione è pulita, economica e sicura.

L’energia nucleare da fissione non è  pulita, nè economica, ne’ sicura.

  1. sarebbe pulita, relativamente all’esercizio dell’impianto nucleare, in quanto non emette CO2, ma quanta CO2 si produce per estrarre, trasportare, trattare e stoccare definitivamente il combustibile nucleare (uranio, plutonio ecc.)? Questo non lo dice nessuno. E soprattutto non mi sembra molto pulito il sito dove verranno stoccate definitivamente le scorie nucleari. A Latina-Borgo Sabotino, all’interno della ex-centrale nucleare, è alloggiato un deposito nazionale TEMPORANEO  delle scorie. In Italia  “temporaneo” vuol dire  “eterno”.
  2. economica?  forse, come al punto 1), sarà economico il chilowattora prodotto con il nucleare,   ma la costruzione e lo smantellamento di un impianto nucleare da fissione (grande o piccolo che sia) costano una barca di soldi. La sopracitata centrale di  Latina-Borgo Sabotino deve essere ancora smantellata  dal  1987 (dal famoso referendum) ed i lavori di smantellamento sono iniziati solo quest’anno dalla SOGIN
  3. sicura ? Ma tutti quelli che propagandano il nucleare da fissione hanno già dimenticato le tre grandi tragedie di Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima?  I giapponesi libereranno tra breve migliaia di tonnellate di acqua contaminata dalle radiazioni di Fukushima, acqua usata per il suo raffreddamento.   Quanti pesci radioattivi ci mangeremo?   
  4. Per non parlare del fall-out radioattivo degli esperimenti nucleari portati avanti dalla grandi potenze dagli anni ’40 in poi; l’energia nucleare da fissione viaggia a  braccetto con la tecnologia delle armi nucleari

Con la favola che il nucleare non produce effetto serra, ci vogliono propinare una tecnologia ormai obsoleta ed omicida. Franco Tatò paragona i no-nuke ai no-vax o i no-green pass.  Mi sembra che gli argomenti siano molto diversi. L’energia nucleare da fissione è quanto di peggio si possa immaginare e per decenni è stato uno spauracchio di TUTTI gli ambientalisti mondiali.

In questi anni stanno studiando e sperimentando l’energia nucleare da fusione, ma quello è tutto un altro discorso, e ci vorranno almeno altri 20-30 anni affinché essa possa giungere a maturità.

I sostenitori dell’energia nucleare da fissione sostengono che essa sarà indispensabile nella transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili, essendo queste ultime discontinue e non facilmente stoccabili.

Sicuramente è vero che l’energia solare fotovoltaica si può sfruttare solamente durante le ore di luce solare diurna, e le ore effettivamente sfruttabili sono quelle centrali della giornata (circa 2000 ore all’anno, quando le ore totali sono 24 ore (giornaliere) x 365 giorni/anno => totale 8760).

Similmente l’energia eolica si può sfruttare solo quando c’è vento: pare che i grandi impianti eolici del nord Europa abbiano sofferto negli ultimi 12 mesi una grave carenza di vento.

Ma le altre energie rinnovabili sono molto più prevedibili e programmabili:

  1. l’energia idroelettrica è ormai arrivata a maturità, almeno in Europa, per quanto riguarda i grandi bacini, ma molto si può ancora fare per i fiumi ed i torrenti medio-piccoli. Una certa incognita rappresenta la crisi che colpirà i fiumi che derivano dai ghiacciai alpini, a seguito dello scioglimento dei ghiacciai
  2. l’energia geotermica è assolutamente programmabile e prevedibile e funziona H24, sia quella ad alta che a bassa entalpia, cioè sia i grandi impianti come quelli in Toscana (Larderello) che i piccoli impianti domestici a pompa di calore geotermica
  3. l’energia solare termica è assai poco sfruttata in Italia, ed i potenziali di crescita sono enormi; già da anni sono disponibili sistemi che sfruttano grandi serbatoi di acqua riscaldati da pannelli solari termici e da stufe/camini a biomasse. L’acqua calda che se ne ricava si può usare sia per riscaldare la casa che come acqua calda sanitaria
  4. similmente, da molti anni sono disponibili numerosi sistemi per scaldare casa (e ottenere acqua calda sanitaria) funzionanti a legna, pellet, legna cippata, sansa esausta, gusci di nocciola o di pinolo ed altre numerose tipologie di biomassa, a seconda di quello che offre il territorio
  5. anche la cogenerazione di calore ed elettricità è poco utilizzata; per questo si potrebbe usare il biometano
  6. molti progressi sono stati fatti negli ultimi anni per migliorare i sistemi di stoccaggio dell’energia prodotta dal vento e dal solare fotovoltaico. Una parte di questa energia stoccata si può utilizzare per produrre idrogeno, vettore energetico di cui si fa un gran parlare di questi tempi

Purtroppo di energia se ne parla solo quando essa viene a mancare. Piero Angela ci ha spiegato nei suoi libri quanto importante sia l’energia per affrancarci dalla fatica: dal vapore, al motore a scoppio, all’elettricità, l’energia è indispensabile nella vita contemporanea e per progredire nello sviluppo tecnologico e scientifico.

Se in Europa vogliamo perseguire una politica di sicurezza energetica, dobbiamo migliorare l’efficienza del sistema (fare di più con le stesse risorse) e soprattutto risparmiare energia. Risparmiare non significa che la sera dobbiamo stare al freddo e/o a lume di candela, ma significa prendere coscienza di quanto l’energia sia preziosa ed una risorsa scarsa e modificare le nostre abitudini senza stravolgerle.

Per secoli ci siamo affidati all’energia dell’acqua (mulini ad acqua), del vento (mulini a vento) e del fuoco. La popolazione mondiale ha quasi raggiunto 8 miliardi di persone. La popolazione continuerà a crescere fino al 2050 (circa 10 miliardi di persone) ed ovviamente aumenteranno i fabbisogni energetici. Come sappiamo, i consumi energetici sono fortemente sbilanciati nazione per nazione , in funzione del grado di sviluppo industriale e di stili di consumo.

In testa nei consumi energetici sono ovviamente USA, Europa e Repubblica popolare cinese, Giappone e Corea del sud; a seguire tutti gli altri. In molte nazioni del sud del mondo siamo ancora fermi alla combustione della legna o del letame essiccato.

Esattamente come per il sistema economico mondiale, che va completamente ripensato redistribuendo la ricchezza prodotta, allo stesso modo non è pensabile che nel nord America ogni abitante consumi migliaia di chilowattora e migliaia di litri di petrolio all’anno, mentre in molti villaggi dell’Africa, dell’Asia o del sud America non hanno ancora l’energia elettrica di rete.

Se in Europa vogliamo perseguire una politica di sicurezza energetica ed affrancarci dal perenne ricatto del gas di Putin, se vogliamo perseguire una buona transizione dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili, dobbiamo capire una volta per tutte che noi europei (e nordamericani, cinesi, russi, giapponesi, sudcoreani, gli abitanti del nord del mondo) dobbiamo cambiare stili di vita.

Cinquant’anni di consumismo spinto (1950 – 2000) e vent’anni di “tardo-consumismo” declinante (2000-2020) hanno ormai modificato radicalmente usi, costumi, abitudini ed aspettative di centinaia di milioni di persone ed intere generazioni di persone. Molte cose e molti comportamenti quotidiani vengono dati per “normali” ed acquisiti, quasi fosse un diritto inalienabile.

Il “benessere” conquistato dagli abitanti del nord del mondo è il frutto di migliaia di anni di storia, di conquiste, di guerre, di ricerca scientifica e tecnologica, di arte, di cultura, di commerci.

Spesso e “volentieri” il tutto a spese degli abitanti del sud del mondo. Si chiama colonialismo; l’abbiamo tutti studiato a scuola, ma l’abbiamo rimosso e messo sotto il tappeto..

A partire da Cristoforo Colombo , che ha “scoperto” l’America, è stato tutto un susseguirsi di guerre di conquista, del nord e sud America, dell’Africa, di gran parte dell’Asia. Ancora oggi, gran parte dell’Africa, pur essendo formalmente costituita da nazioni indipendenti, è sotto il giogo delle potenze del nord del mondo (USA, PRC- Cina , Russia, Europa, Turchia).

Se vogliamo una VERA ripresa economica mondiale post-pandemia e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, noi abitanti del nord del mondo dobbiamo modificare radicalmente i nostri stili di vita, senza per questo tornare indietro di cento anni o fare eccessivi sacrifici.

Dobbiamo coniugare il progresso sociale, tecnologico, scientifico conquistato in Europa con una vita meno agitata, stressante, consumistica. Consumistica sia materialmente ma anche fisiologicamente e psicologicamente; il consumo delle materie prime e delle risorse naturali va di pari passo con il consumo delle nostre energie psichiche e dei nostri corpi. Per raggiungere successo, benessere e ricchezza molti sono costretti a fare uso di droghe che aumentano le prestazioni, in particolare cocaina. Ma che razza di società mondiale stiamo preparando? Al nord centinaia di milioni di persone che hanno definito più o meno bene i bisogni primari, al sud del mondo ci sono miliardi di persone che vivono una vita di sussistenza, a volte con una grado di felicità superiore al nostro.

I soldi non fanno la felicità, ma la mancanza di acqua potabile, di energia, di possibilità di muoversi, di lavorare, di guadagnare, porta le persone a diventare aggressive, a scatenare disordini e financo le guerre.

Abbiamo già consumato buona parte del nostro pianeta; la crisi climatica, la carenza di acqua, la desertificazione dei suoli generano tensioni internazionali e riarmo.

Andare in giro con un SUV da 50mila Euro (sia esso a benzina, gasolio, ibrido, elettrico, a idrogeno), andare in vacanza 10 volte all’anno con l’aereo, mantenere la propria casa a 25-30 gradi centigradi in pieno inverno perchè vogliamo girare in maglietta, non è più consentito. Certamente non potrà essere vietato per legge, ma se continuiamo così, allora prepariamoci a difendere questo presunto benessere con il coltello in bocca.

I paesi dell’est Europa stanno realizzando muri e barriere per impedire l’”invasione” dei migranti (in particolare quelli afgani). Noi del sud Europa (spagnoli, italiani, greci) cosa possiamo fare? Non si possono mettere muri e barriere nel Mar Mediterraneo, e allora mettiamo delle navi militari e cominciamo a cannoneggiare i barconi/barchini/gommoni dei migranti che salpano dalla Tunisia o dalla Libia. Una volta rafforzata la “fortezza Europa”, riprendiamo tranquillamente a sfruttare il contadino etiope, il minatore-ragazzino congolese, l’operaia tessile del Bangladesh, il minatore boliviano, peruviano o cileno. Che si arrangino o al limite, che si sparino.

Da diecimila anni vale e continua a valere la legge del più forte. Andiamo avanti su questa linea di condotta e continuiamo a farci la guerra verso l’autodistruzione.

L’alternativa a questo scenario per nulla apocalittico ma assai plausibile (anzi, è già iniziato) è la sobrietà:

  1. utilizzare l’automobile solo quando è necessario. Se io devo andare in centro a Roma da una cittadina dei sobborghi, cerco di usare un trasporto multi-modale: vado alla stazione ferroviaria in automobile, prendo il treno e magari giungo a destinazione con la mia bici o il mio monopattino elettrico. Risparmio soldi, inquino di meno e faccio anche movimento che mi farà solo che bene. Molti non usano i mezzi pubblici perché hanno “la puzza sotto il naso” e dicono che gli autobus li usano solo i poveracci e gli immigrati: facciamoci passare queste fisime.
  2. siamo nel pieno degli incentivi del 110% per la ristrutturazione edilizia. Ormai si è capito che le case devono essere energeticamente efficienti. Si risparmieranno così milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (TEP)
  3. cerchiamo di privilegiare i prodotti a chilometro zero ed il commercio di prossimità. Se facciamo viaggiare la frutta e la verdura per migliaia di chilometri, avremo solo speso inutilmente soldi e preziosa energia.
  4. Cerchiamo di favorire l’economia circolare, che ci fa risparmiare milioni di tonnellate di materiali ed energia. Riciclare materie prime seconde fa bene all’ambiente ed al portafoglio.

Si potrebbe continuare ancora a lungo con altri esempi, ma il concetto dovrebbe essere chiaro. Consumare meno, produrre per tutti.

Se anche il sudamericano, l’africano e l’asiatico potranno spendere ed accedere ai mercati globali, TUTTA l’economia mondiale ne trarrà giovamento ed allontaneremo lo spettro della guerra mondiale.