COSA STIAMO ASPETTANDO?

Parliamoci chiaro: della crisi climatica, del riscaldamento globale, frega poco. A dire tanto interesserà il 10% della popolazione mondiale.

Ai ricchi abitanti del nord del mondo interessa se vincerà la propria squadra del cuore, se e quando fare la settimana bianca, dove andare in vacanza la prossima estate e dove andare a cena con il/la proprio/a amante. Ai poveri abitanti del sud del mondo interessa ancora meno, dovendo essi combattere giorno per giorno per mettere insieme il pranzo con la cena.

Dopo due anni e mezzo di pandemia Covid-19 e otto mesi di guerra in Ucraina il tema interessa sempre di meno.

Gli unici veramente interessati sono i giovani, guidati da Greta Thunberg; il futuro gli appartiene, ed essi sono vivamente preoccupati per il mondo che gli stiamo lasciando.

Ma nelle prossime settimane, gli abitanti del nord del mondo, responsabili della stragrande percentuale delle emissioni climalteranti degli ultimi due secoli, dovranno PER FORZA interessarsi al clima mondiale.

Da più di un anno le temperature sono salite in modo drammatico. Abbiamo già dimenticato i 48° centigradi misurati lo scorso anno a Siracusa. Anche l’estate appena trascorsa è stata calda, e il fine ottobre 2022 è caldo persino nel nord Europa.

Piove poco, lo scorso inverno ha nevicato pochissimo sulle Alpi. Poca neve, ghiacciai in ritirata, il fiume Po ed i suoi affluenti in secca. La desertificazione aumenta anche in Italia. Piove poco, e quando piove in due ore arriva l’acqua che di solito arriva in sei mesi. Ricordiamo tutti la recente alluvione nelle Marche.

Ma i disagi che stiamo patendo in Italia ed in Europa sono nulla in confronto a quello che sta accadendo nel resto del mondo.

Furiosi incendi in California , nell’ovest degli USA ed in Australia. Siccità sempre più estrema nel Corno d’Africa, già sottoposto a questa piaga da decenni (con l’aggiunta delle cavallette).

In questi giorni di fine ottobre 2022 il Bangladesh è alle prese con devastanti alluvioni, dovute allo scioglimento dei ghiacciai tibetani, che hanno reso furioso il fenomeno delle piogge monsoniche. Ed il Bangladesh soffre il problema di essere in gran parte sotto il livello del mare.

In questi giorni il nuovo governo Meloni ha ripreso ad occuparsi di migranti, lanciando allarmi e bloccando le navi umanitarie che fanno quello che dovrebbe fare l’Europa ( e che non fa), cioè tutelare la vita umana.

La scusa è sempre la stessa : bloccare le traversate dalla Libia e dalla Tunisia per non alimentare il traffico degli essere umani. La realtà invece è che NON SI VOGLIONO I MIGRANTI.

Parliamoci chiaro. A nessuno fa piacere che nel proprio territorio entrino altre persone che non siano state invitate. E’ un istinto primordiale. Ma il mondo è sconvolto da fame, carestie, guerre, in gran parte retaggio dello sfruttamento coloniale durato secoli.

E milioni di persone cercano salvezza anche per sfuggire alla catastrofe climatica.

Ma ancora vogliamo distinguere tra migranti in fuga da guerre e persecuzioni (e quindi richiedenti asilo) e migranti “economici”. Come se scappare dalla guerra o dalla fame facesse qualche differenza. E da qualche anno abbiamo anche i MIGRANTI CLIMATICI, cioè coloro che fuggono dalle alluvioni e dalla siccità.

Il riscaldamento globale è stato creato dalla ricca società industriale del nord del mondo e dobbiamo responsabilmente fare fronte anche a questo dramma epocale.

Molte nazioni europee hanno alzato muri e fili spinati per impedire l’ingresso dei migranti, in particolare dalla “rotta balcanica”, quella che dalla Turchia e dalla Grecia porta i migranti (attraverso la ex-Jugoslavia) verso la ricca Europa centro-settentrionale. Alcune nazioni, come l’Ungheria, hanno fatto della strategia zero-migranti la loro cifra identitaria (salvo poi lamentare problemi di manodopera).

In Italia non possiamo erigere muri e fili spinati intorno alle nostre coste. Ma nemmeno funziona “accogliamoli tutti”, che crea tensione sociale e guerre fra poveri (tra “italiani” e “stranieri”).

L’Europa DEVE elaborare una strategia comune per affrontare il tema migranti. Se non vogliamo assistere impotenti al massacro che quotidianamente avviene sotto i nostri occhi (migranti affogati o assiderati ai confini dell’Europa) dobbiamo REGOLARIZZARE IL FLUSSO DEI MIGRANTI.

Non è più un’emergenza, da anni. Ormai la migrazione da Africa e Asia è un fatto STRUTTURALE e PERMANENTE.

Dobbiamo rivedere la legislazione italiana, ormai obsoleta, e batterci per adeguare la legislazione europea. I migranti DEVONO entrare legalmente in Europa, in modo ordinato e controllato. Oltre tutto, a seguito del calo demografico (e di altri fattori), l’Italia e l’Europa hanno sempre più bisogno di manodopera.

Certamente più facile a dirsi che a farsi. La Libia, da dove parte la maggior parte dei barchini / barconi, è uno stato fallito; caduto il regime di Muhammar Gheddafi (sostenuto anche dall’Italia) la Libia è in perenne guerra civile, con bande ed eserciti finanziati ed armati da varie potenze, tra cui la Russia, la Turchia, l’Egitto ed altri stati del Golfo Persico. Manca quindi in Libia un interlocutore unico con cui stipulare accordi.

Ma l’Italia DEVE recuperare un ruolo strategico nella geopolitica del Mediterraneo centrale. Da anni siamo assenti e passivi in questo scenario internazionale. Se abbiamo stipulato il “patto del Quirinale” con la Francia, allora cerchiamo di metterlo in pratica. Riprendiamo un ruolo di protagonisti nel nord-Africa.

Basta con le lacrime di coccodrillo, ogni qualvolta assistiamo ad un naufragio con decine di morti annegati, compresi donne e bambini.

Il mondo è cambiato. La guerra in Ucraina certifica la fine di un equilibrio (precario) durato trent’anni (1990-2020). La globalizzazione ha concluso la sua (presunta) spinta propulsiva. Stiamo tornando a due grandi blocchi; da una parte USA ed Europa, dall’altra parte Cina-PRC e Russia. Se non è scontro di civiltà, poco ci manca.

In questa logica di confronto Est-Ovest, non dobbiamo perdere di vista il confronto Nord-Sud.

Abbiamo TUTTI un imperativo: diventare CITTADINI DEL MONDO.