PECUNIA NON OLET

Pecunia non olet, dicevano gli antichi romani. I soldi non hanno odore.

5 Marzo 2022. Mentre scriviamo l’Ucraina è sotto i missili e le bombe del dittatore russo. Migliaia di morti tra civili e soldati ucraini e soldati russi.

Fino a 10 giorni fa in pochi chiamavano Vladimir Putin con il suo vero appellativo: dittatore (o autocrate).

In molti in questi giorni si dicono scandalizzati che l’Italia faccia affari con il dittatore russo. Ma fino a 10 giorni fa non lo diceva (quasi) nessuno.

E vai con le sanzioni verso i “cattivi” oligarchi russi, fino a 10 giorni fa omaggiati in Costa Smeralda (dove tengono ormeggiati i loro panfili milionari), omaggiati a Londra (chiamata anche “Londongrad”, per quanti oligarchi ospita) e nei paradisi fiscali dove detengono i loro patrimoni.

In molti in questi giorni si lanciano in interminabili sproloqui sulla difesa dei “valori occidentali”, dei “valori democratici e cristiani”. Ma fare affari con i dittatori di tutto il mondo è democratico? E’ cristiano?

Prendiamo atto che le nazioni “democratiche” sono purtroppo una minoranza nel mondo.

A noi che viviamo in Europa la democrazia sembra una cosa scontata ed acquisita. Ma se, viaggiando in giro per il mondo, facessimo più attenzione, ci accorgeremmo che non è esattamente così.

Basta solo affacciarsi nel Mar Mediterraneo, per vedere che dall’altra sponda, quella africana, di nazioni democratiche non ne vediamo nemmeno una; l’ultima a potersi definire tale , la Tunisia, è ormai passata nel campo avverso. Esempio tra tutti l’Egitto di Al Sisi, che ancora deve rispondere dell’assassinio di Giulio Regeni e della detenzione di Patrick Zaki.

In Africa i paesi “democratici” si contano (forse) con le dita di una mano.

In Asia idem. L’India viene spesso definita “la più grande democrazia del mondo”, ma il suo presidente populista di democratico ormai ha poco o nulla.

Il continente americano già va meglio, ma dopo l’assalto a Capitol Hill (Washington DC) del 6 gennaio 2021 la democrazia è in pericolo anche nel nord America; negli anni ’60 e ’70 dello scorso secolo il sud America era pieno di dittature (anticomuniste).

Pecunia non olet, i soldi non hanno odore.

Chi fa affari, chi commercia con l’estero, non si pone troppe domande, non spacca il capello in quattro; chissenefrega delle attività del nostro acquirente, basta che paghi. E chissenefrega anche dei prodotti che vendiamo, siano essi armi, droga o altro: basta che il cliente corrisponda la somma pattuita.

Ma negli ultimi anni si stanno imponendo nuove modalità di relazioni economiche e finanziarie, basate anche su criteri etici. Ad esempio Banca Etica e la sua controllata Etica SGR praticano l’”engagement”, vanno cioè a verificare le attività delle principali società quotate in borsa e nel corso delle assemblee annuali e delle transazioni finanziarie cercano di far risaltare eventuali contraddizioni su diritti umani, sociali, sui temi ambientali e cosa producono le aziende quotate.

Facciamo un passo indietro.

Mettiamoci nei panni di un imprenditore italiano o europeo, che decida di esportare , ad esempio, le proprie scarpe.

L’imprenditore fa un’analisi di mercato e scopre che in Russia (giusto per rimanere sull’attualità) c’è una interessante classe media che potrebbe acquistare le proprie scarpe. L’imprenditore prepara una visita in Russia, contattando i principali importatori russi, esplorando il web, e inizia una fiorente esportazione.

L’imprenditore si è interessato della situazione geopolitica della Russia, anche per valutare il rischio-paese? Si è rivolto alle strutture messe a disposizione dallo Stato italiano (come l’ICE, l’istituto per il commercio con l’estero)? Probabilmente fino a 20 giorni fa gli avrebbero risposto che non c’erano grossi rischi ad esportare in Russia.

Ma l’imprenditore rischia I SOLDI SUOI, mica quelli dell’ICE o dello Stato italiano. E probabilmente non si è interessato di sapere se Vladimir Putin è un sincero democratico oppure un dittatore (sanguinario).

Poi Putin invade l’Ucraina; l’Europa e mezzo mondo varano sanzioni economiche e finanziarie verso la Russia e l’ imprenditore si trova bloccate migliaia di scarpe che stava per esportare a Mosca. Magari lamentandosi al telegiornale della sera.

Facciamo un ulteriore passo indietro.

Le nazioni rette da una dittatura (la maggioranza) sono esposte ad un maggior rischio di impresa, essendo queste nazioni più esposte a repentini colpi di stato, cambi di regime, guerre e quant’altro.

Supponiamo che il nostro imprenditore, per ridurre il rischio di impresa, decida di esportare i propri prodotti solo ed esclusivamente verso nazioni “democratiche”.

E qui viene il difficile. Chi è che dà la patente di “nazione democratica”? L’Organizzazione per le nazioni unite (ONU)? Non crediamo sia possibile, anche perché le nazioni “non democratiche” sono “socie” dell’ONU stessa. Ci vorrebbe un ente “terzo”.

E allora il nostro imprenditore si deve organizzare da solo, decidendo lui stesso quali siano le “nazioni democratiche”. Egli si metterà a studiare storia, geografia, geopolitica, cercherà di informarsi sulle varie nazioni del mondo, cose che comunque male non fanno e comunque accrescono la cultura generale.

Ed il nostro imprenditore, senza rendersene conto, sta svolgendo un importante ruolo per migliorare la vita degli esseri umani nel nostro squinternato pianeta.

Probabilmente questo non è un approccio risolutivo, ma sarebbe molto utile per far prendere coscienza che i commerci internazionali (ma anche quelli nazionali) non sono mai neutri.

Lo scambio di beni e servizi è SEMPRE un atto politico.

La “politica” non è la cronaca parlamentare o governativa, ma è la vita sociale di tutti i giorni. Ogni nostra scelta quotidiana è un atto “politico”

E’ politico decidere che lavoro fare, che cosa comprare, che tipo di persone frequentare, dove andare in vacanza.

Se io sono un operaio (peggio ancora il titolare) di una fabbrica che produce bombe, non posso ignorare che quelle bombe verranno sganciate da un aereo militare verso una fabbrica o un edificio civile. Non esistono bombe “difensive”. Per definizione le bombe sono costruite per distruggere e per uccidere.

E nel nostro mondo ipocrita il settore militare viene chiamato “della difesa”. In teoria, nessuno attacca e tutti si difendono. Già questo ci darebbe molto materiale su cui pensare.

Il professor Leonardo Becchetti, della facoltà di economia dell’Università di Roma Tor Vergata, ha coniato, alcuni anni fa, il motto “votare con il portafoglio”. Significa che ogni volta che acquistiamo qualcosa, possiamo influire sull’economia mondiale e/o nazionale, in funzione di cosa compriamo, da dove viene il prodotto, chi lo ha prodotto, quanto sudore c’è in quel prodotto, quanto è stato retribuito chi lo ha prodotto, quanto ha influito sull’ambiente la produzione dell’oggetto o del servizio.

Uno potrà dire: ma chissenefrega di tutta questa manfrina, ho già abbastanza cavoli per conto mio, figuriamoci se devo fare un’analisi storico-merceologica ogni volta che prendo un caffè o compro un vestito. Certamente anche questa è una scelta: la stragrande maggioranza delle persone si comporta proprio così.

Ed è questo uno dei motivi per cui il mondo non sta messo proprio benissimo.

Idem per i viaggi. Mi vado a fare un bel soggiorno a Sharm-el-sheik o Marsa Alam (Egitto – Mar Rosso): sole , mare trasparente e deserto a portata di mano. E chissenefrega di Giulio Regeni, dei palestinesi di Gaza che stanno poco lontano, delle persecuzioni nella penisola araba, della guerra nello Yemen (Yemen? Cos’è lo Yemen? Ah, c’è una guerra in Yemen?) .

Nell’anno del Signore 2022, l’ignoranza non è più consentita.

Nella nostra tasca o borsa abbiamo uno strumento potente: il nostro smartphone, che ci mantiene in contatto con il mondo e con l’enciclopedia del mondo.

Se non sappiamo le cose è perché NON le vogliamo sapere.

Sapere costa fatica. Sapere mette in dubbio le nostre certezze. Ma chi ce lo fa fare di starci a lambiccare il cervello, quando c’è qualcun’altro che pensa per noi?

Se vogliamo considerarci cittadini della nostra comunità (il nostro quartiere, la nostra città, regione, nazione, continente) dobbiamo meritarcelo.

Essere cittadini comporta diritti ma anche doveri. Dovere di informarci di quanto accade intorno a noi, per poter SCEGLIERE CONSAPEVOLMENTE.

Torniamo ai giorni nostri.

Stiamo rischiando la terza guerra mondiale e la maggior parte delle persone casca dal pero

Fino a ieri l’altro a malapena sapeva dove si trovava l’Ucraina o chi era (realmente)Vladimir Putin.

Qualche politico italiano aveva persino detto che Putin è un sincero democratico.

Prima di condannare, facciamoci un bell’esame di coscienza. E chi è senza peccato scagli la prima pietra.

E ricordiamocelo sempre: pecunia non olet. Ma poi ne paghiamo le conseguenze.

PROVIAMO A FERMARE VLADIMIR PUTIN

Mentre scriviamo è in corso l’offensiva militare della Russia nei confronti dell’Ucraina. Ieri, 28 febbraio 2022, una delegazione ucraina ed una russa si sono incontrate al confine tra Bielorussia ed Ucraina.

Ma l’attacco prosegue, forse con ancora più determinazione. Non sappiamo cosa passa nella mente di Vladimir Putin, ma se per caso deciderà di distruggere l’Ucraina, ci saranno milioni di morti. E forse laTerza guerra mondiale.

Non vogliamo combattere e morire per l’Ucraina?

Almeno cerchiamo di strangolare economicamente e finanziariamente la Russia, per convincere gli oligarchi ed il popolo russo a fermare il loro capo.

Oltre alle pesanti sanzioni alla Russia, decise dalla comunità internazionale, e che stanno già producendo qualche risultato, ognuno di noi DEVE fare qualcosa.

Nel seguente articolo, una proposta per fare qualcosa di molto concreto: riduciamo i nostri consumi di energia e togliamo la terra da sotto i piedi al carnefice russo

https://derrickenergia.blogspot.com/2022/02/possiamo-sanzionare-la-russia.html?showComment=1646122524974#c1977494693788244934

Da anni si parla di consumo consapevole, di consumo critico, di votare con il nostro portafoglio. Bene, è ora di mettere in pratica questi princìpi.

Staremo un po’ più al freddo (o al caldo, d’estate, senza climatizzatori), andremo un po’ più a piedi o con i mezzi pubblici, faremo qualche ciclo di lavastoviglie in meno (per chi ce l’ha), magari faremo anche un week-end in meno in una capitale europea.

Ma almeno saremo solidali con il coraggioso popolo ucraino.

E, cosa non da poco, contribuiremo ad alleggerire la nostra bolletta energetica e faremo molto del bene alla nostra martoriata casa comune, il pianeta Terra (meno emissioni di anidride carbonica).

Si chiama RISPARMIO ENERGETICO.

E poi massimo sviluppo delle energie rinnovabili. Non ci sono solamente sole e vento; ci sono anche geotermia a bassa entalpia, biomasse, piccolo idroelettrico, energia dal mare e dalle maree. Si chiama DIVERSIFICAZIONE DELLE FONTI ENERGETICHE.

Nel medio-lungo periodo cerchiamo anche di perseguire l’EFFICIENZA ENERGETICA. Cioè fare di più con meno. Apparecchiature elettriche ed elettroniche più performanti e che consumino meno energia, case più coibentate. Se ne parla da anni, è ora di mettere in pratica questi concetti, ed alla svelta.

Cerchiamo di cogliere le opportunità che ci propone questa immane tragedia che colpisce l’Europa. Mentre sosteniamo il popolo ucraino, facciamo del bene a noi stessi ed alla nostra casa comune.

Dobbiamo cambiare stili di vita.

Il sistema economico mondiale, come concepito dal 1945 in poi, non è più sostenibile. E se la popolazione mondiale prenderà consapevolezza, forse riusciremo a produrre più pane e meno cannoni.