Sulla prima pagina del quotidiano La Stampa di mercoledi 27 luglio 2022 campeggia una foto con la scritta “C’era una volta il low-cost”.
Due anni e mezzo di pandemia Covid-19 e la guerra di aggressione all’Ucraina stanno seppellendo definitivamente il più potente fenomeno economico della storia: quello del consumismo.
Il consumismo rappresenta la massima espansione del capitalismo del XX secolo, il suo punto di arrivo. Il consumismo era già partito un secolo fa, allorquando Henry Ford diede inizio alla seconda rivoluzione industriale, applicando i principi della “catena di montaggio” dell’ingegner Frederick Winslow Taylor. Ma il consumismo è esploso dopo la fine della Seconda guerra mondiale, quando i vincitori della guerra, gli Stati uniti d’America (USA) , esportarono in tutto il mondo, soprattutto in Europa ed in Giappone, il loro modello economico-culturale, “the american way of life”.
Dagli anni ’50 del XX secolo in poi, siamo stati inondati di pubblicità di automobili e frigoriferi da comprare a rate, di detersivi che lavavano “che più bianco non si può”. Poi siamo passati a beni e servizi di altra natura, come le ferie garantite e per tutti, la pensione, la cassa mutua malattie eccetera eccetera.
A fronte di tutto questo presunto benessere, ci fu un primo stop negli anni ’70, con l’aumento dei prezzi dei combustibili fossili (a seguito delle guerre arabo-israeliane). Uno dei pilastri del consumismo, le materie prime a basso costo, era saltato. Il sistema economico fece una prima ristrutturazione, con l’avvento dell’automazione industriale e dell’informatica, che avrebbero dovuto compensare l’aumento delle materie prime.
Il crollo del Muro di Berlino e della Unione sovietica (1989 – 1991) fecero sembrare che il capitalismo avesse trionfato nel mondo; questi fatti diedero l’avvio alla “globalizzazione” : l’aumento dei costi della manodopera in USA ed Europa spingeva le aziende più grandi a “delocalizzare” le produzioni in Asia ed i particolare nella Repubblica popolare cinese (PRC). Tutto questo consentì alla PRC (insieme alla nuova dottrina dell’allora capo del partito comunista cinese Deng Xiaoping) di diventare in 30 anni (1990 – 2020) la seconda potenza economica (e militare) mondiale, inondando i mercati con i loro prodotti, prima di fascia bassa e supereconomici, poi con prodotti sempre più simili (se non superiori) a quelli “occidentali”.
Ma, come detto all’inizio, la pandemia Covid-19 e la guerra in Ucraina hanno interrotto questa bella favola.
La “globalizzazione” ha basato la sua “fortuna” su una rodata macchina che doveva girare alla perfezione: molte aziende statunitensi ed europee progettavamo i prodotti e i servizi, facevano partire le produzioni in Asia (dentro aziende di loro proprietà o di proprietà asiatica),
i prodotti (finiti o semilavorati) rientravano in USA o Europa, dove veniva messa l’etichetta e dove venivano eseguiti i controlli finali. La pandemia Covid-19 ha creato blocchi di produzioni che hanno creato seri problemi alla “catena del valore” globale. Caso emblematico quello dei “microchip”, i microprocessori senza i quali ormai non si produce quasi più nulla, in particolare smartphone, computer, automobili: rallentata la produzione in PRC e a Taiwan, le consegne di una autovettura nuova sono dilatate a sei mesi – un anno (se va bene).
La guerra in Ucraina ha peggiorato la situazione, facendo schizzare verso l’alto i prezzi delle materie prime (in particolare combustibili fossili e cerali) e facendo quindi saltare tutti i conti economici e le previsioni precedentemente fatti.
Tutto quanto descritto è avvenuto senza mai considerare il fatto che il pianeta Terra non è infinito; le risorse naturali sono state saccheggiate a mani basse (e continuano ad essere saccheggiate, vedasi quel poco che resta del polmone del mondo, la foresta pluviale amazzonica) e bruciare combustibili fossili ha creato il riscaldamento climatico di cui tutti patiamo le conseguenze.
E’ finito un ciclo economico durato almeno un secolo, ma non lo dicono al telegiornale.
Non si dice perché il popolo dei “consumatori” deve rimanere nella sua “bolla”, nel suo mondo fatato, dove tutto funziona e dove tutto è perfetto. Un mondo fatato fatto di centri commerciali bellissimi, dove c’è l’illusione che il mondo sia a portata di mano e di portamonete, a prezzi abbordabili, scontati, perennemente “low-cost”.
Il “low-cost” è stato il fenomeno apicale del consumismo.
Poter viaggiare per l’ Europa a costi irrisori ha fatto diventare il turismo un fenomeno veramente “di massa”. Geniale è stato il meccanismo commerciale ed industriale: il costo del biglietto aereo è direttamente proporzionale alla data di partenza: se prenoto sei mesi prima pago 10 o 20 Euro (ma che perderò se poi non parto), se prenoto il giorno prima pago il prezzo “pieno”, magari 200 Euro. Ovviamente il guadagno sta nel vendere un viaggio che magari non si farà. A questo si accompagnò la scelta industriale di usare lo stesso tipo di aereo per tutta la flotta (contenendo i costi di manutenzione) , eliminando ogni tipo di intermediazione (le agenzie di viaggio), eliminando persino il biglietto cartaceo e risparmiando sul costo del personale (non esistono i pranzi gratis).
Tutto ridotto all’osso, anche i servizi a bordo (tutti a pagamento) e guai a “sforare” di un chilo il bagaglio, si pagavano costosi extra. Insomma, un modello che ha funzionato per 20 anni.
Tutto fila liscio fino al 24 febbraio 2022. Pandemia e guerra hanno prima diminuito i passeggeri e poi fatto andare alle stelle il costo del carburante. Nel frattempo (2020-2021) le compagnie aeree avevano licenziato molto personale. E’ di questi giorni il caos negli aeroporti europei, ora che le persone hanno ripreso a viaggiare.
Nel 2022 il mondo bellissimo del consumismo e del “low-cost” ha subito uno stop. Ma le inesauribili menti dell’innovazione mondiale hanno tirato fuori l’ennesima carta per far ripartire il meccanismo.
L’ex-mondo fatato del consumismo si appresta a diventare il “metaverso”. Il metaverso sarebbe un mondo virtuale, presente nel world wide web, in cui ognuno di noi può essere presente tramite un “avatar”, un sosia fittizio di noi stessi, che può avere le nostre stesse fattezze o meno. Lì si vive una vita parallela. L’esperimento è stato fatto una quindicina di anni fa, si chiamava “Second life”.
Il ciclo di trasmissioni su RAIUno (e RAI Play) “Codice – la vita è digitale” in onda questa estate, ci parla del metaverso, in particolare la prima puntata della nuova stagione.
Come evolverà la situazione?
Ai posteri l’ardua sentenza, oppure, ancora meglio, lo scopriremo solo vivendo.